MATTEO FATO

Pescara, 1979



A cura di Alfredo Cramerotti.

"In passato i nostri artefatti concepiti tecnologicamente strutturavano modelli di vita. Ora siamo in transizione da una cultura basata sull’oggetto a una cultura orientata ai sistemi. Qui il cambiamento emana non dalle cose, ma dal modo in cui vengono fatte le cose."
(Jack Burnham, System Esthetics, 1968)

Burnham, critico e curatore d’arte, ha scritto questo passaggio in un saggio sulla rivista Artforum nel 1968; certamente i pro- cessi di cambiamento richiedono tempo. Nel caso della cultura visiva e dell’ambiente fisico che la supporta, il sistema è sia lo spazio (della creazione) che il materiale (dell’opera); riguarda allo stesso tempo il metodo e la forma.

Un “sistema visivo” si trova al bivio tra immagine, pensiero, parola e tempo; esemplifica la mutabilità (e complessità) della vita. Un mezzo visivo, quindi, porta con sé non solo il messag- gio, ma anche lo stato psichico che ci permette di comprendere quel messaggio: “Una struttura mentale, un modo di pensare e di sentire che si esprime in tutto quello che diciamo, scriviamo, costruiamo e sviluppiamo – dall’architettura e la pubblicità ai film e le arti.”

La presunta coerenza della pratica visiva viene costantemente messa in discussione dalla combinazione con altri sistemi di rappresentazione, comunicazione o rappresentazione visiva (testo, pittura, impressione, disegno grafico, fotografia, proie- zione luminosa, costruzione di oggetto e commento orale). È un ambiente costituito dalla formazione di relazioni tra segno e segnale, persone e oggetti. Le nostre azioni visive estrag- gono significato su cui costruire nuove relazioni e effetti, sia autonomamente che attraverso impostazioni consce. Secondo Burnham, “laddove l’oggetto ha quasi sempre una forma fissa e dei confini, la consistenza di un sistema può essere alterata nel tempo e nello spazio, il suo comportamento determinato sia dalle condizioni esterne che dai meccanismi di controllo."

Viviamo ora secondo un sistema di montaggio visivo; siamo diventati un “sistema” più ampio e complesso, in cui gli utenti doppiano come creatori.

Sui sistemi, Alfredo Cramerotti

Nato nel 1979 a Pescara, dove vive e lavora attualmente, Matteo Fato ha partecipato a diverse esibizioni in gallerie private e musei pubblici in Italia e non solo.

Nel 2012 ha completato la sua residenza alla Dena Foundation for Contemporary Art a Parigi con l’esibizione Vidéos Dessins, e la partecipazione all’esibizione The collection Giuliana Thomas et Setari retour à l’intime (La maison rouge, Fondation Antoine de Galbert). Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il premio Level 0- Art Verona (2013), come un artista scelto da Giacinto Di Pietrantonio per il museo Gamec (Bergamo); il Premio Città di Treviglio nel 2012; e il Premio Tema (2° classificato, Painting Prize di Torino) nel 2014. Nel 2008 è invitato alla Fondazione Spinola Banna (Torino) con Adrian Paci come ospite. Nel 2010è stato scelto come l’artista italiano partecipante alla ArtOmi di New York. Da luglio del 2015era presente per due mesi al Nordic Artists’ Centre Dalsasen (NKD) in Norvegia. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Dal 2009 è professore all’Accademia delle Belle Arti di Urbino.

 

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