LUCIO POZZI

Milano,1935



Michela Rizzo e Simone Frittelli hanno il piacere di annunciare l’apertura della nuova galleria a Milano in viale Stelvio 66, che si aggiungerà alle loro rispettive sedi di Venezia e Firenze. Con la prima mostra Disegno singolare. Il disegno ai tempi dell’Intelligenza Artificiale a cura di Elio Grazioli, i galleristi vogliono suggerire fin da subito alcuni caratteri che intendono far valere nella loro programmazione. La galleria infatti si propone di offrire un luogo dove collezionisti, studiosi e frequentatori si trovino a loro agio in un’atmosfera appunto di riflessione sulle problematiche dell’arte, fermo restando la difesa e promozione dei propri artisti.

Perché il disegno? Intanto dare oggi una definizione di “disegno” è alquanto problematico, essendosi tutte le categorie dell’arte contemporanea aperte e variate. Qui lo si intende come quel lavoro su carta e con strumenti veloci, come le matite in primis, che si adottano per essere più liberi, meno programmatici, meno progettuali, e dare spazio a impulso, idea, audacia, caso, automatismi, inconscio, come non si fa altrettanto liberamente nell’opera realizzata con altre tecniche. Proprio per questo il disegno diventa il luogo di una stratificazione di istanze, di cui interessa qui la complessa ma affascinante dialettica, guadagnando una sua piena caratterizzazione e autonomia di opera a tutti gli effetti.

Grazioli parte dall’osservazione che pare che in ogni momento della contemporaneità in cui avvengono forti cambiamenti a livello sociale, tecnologico, culturale, o quando intendono mettere a punto la loro originalità rispetto ai movimenti che li circondano o di cui sono anche parte, gli artisti tornano a concentrarsi sul disegno. E non solo gli artisti, ma anche gli storici, i critici, i teorici. Basta scuriosare negli ultimi decenni e si possono infilare grandi esposizioni e importanti pubblicazioni che danno ragione di tale osservazione. Grazioli lo fa naturalmente nel testo che ha scritto per l’occasione. Il momento di cambiamento attuale a cui ci rifacciamo naturalmente oggi è quello segnato da Internet, dai social, e ancora più vicino dall’Intelligenza Artificiale. Interessa come sfondo, non direttamente: la mostra avrà pochi esempi di confronto diretto con l’IA, ma, di nuovo, non sarà un caso che il disegno torna quando si può disegnare diversamente, quando la tecnologia ci costringe a ripensare la nostra condizione umana, creativa, estetica.

Il titolo della mostra Disegno singolare. Il disegno ai tempi dell’Intelligenza Artificiale indica nella singolarità il grande tema del confronto al di là delle questioni tecniche: l’uomo, specie l’artista, incarna, difende, mette in atto la singolarità dei caratteri umani, mentre la tecnologia risponde a dei programmi, non ha ragione di distinguersi, di trasgredire, di pensare fuori dagli schemi, di essere originale.

La mostra non ha carattere museale ma esemplificativo, attinge, come detto, alle disponibilità e agli interessi dei galleristi e del critico. Sarà divisa in due parti, una “storica”, con degli esempi di artisti che proprio con il disegno hanno cercato e mostrato la loro diversità rispetto alle categorie consolidate, ai movimenti. Sono Dadamaino, Mario Schifano, Pino Pascali, Giuseppe Chiari, Alighiero Boetti, Eva Sorensen, Ketty La Rocca, Carol Rama, Lucio Pozzi, Pietro Fortuna, selezione che rappresenta comunque la possibilità di una riflessione sugli ultimi decenni.

La seconda sezione è quella degli artisti più recenti: l’idea è di restituire vari usi e concezioni nuove del disegno che vanno nella direzione dello scavo nelle ragioni della singolarità. Gli artisti: Stefano Arienti, Luca Pancrazzi, Eva Marisaldi e Enrico Serotti, Claudia Losi, Marco Cingolani, Gianluca Codeghini, Andrea Mastrovito, Giulio Lacchini, Sergio Breviario, Maria Teresa Sartori, Matthew Attard, Giorgia Fincato. Questi artisti permettono di osservare l’argomento della mostra da differenti punti di vista, sotto varie angolature, toccando una quantità di altri temi: l’intelligenza animale oltre a quella umana e artificiale, la necessità di strategie per non cadere nella pretesa spontaneità, i ruoli della sensibilità, dell’inconscio, della tecnica.

Nel corso della mostra verrà pubblicato un catalogo con un ampio testo di Elio Grazioli che cerca di disegnare a sua volta i rapporti e le stratificazioni di tali argomenti.

Inizia gli studi a Milano e successivamente si sposta a Roma per seguire studi in architettura. Nel 1962 si trasferisce negli Stati Uniti come ospite del Seminario Internazionale di Harvard. Stabilitosi a New York, diventa rapidamente parte integrante della vivace scena artistica della città, ottenendo nel frattempo la cittadinanza statunitense. Il suo background in architettura ha influenzato profondamente la sua pratica artistica, fornendo una base concettuale che si riflette nella costruzione e nella struttura delle sue opere e la loro contestualizzazione.

Attualmente divide il suo tempo tra i suoi studi di Hudson, nello stato di New York, e Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona. Questa divisione geografica riflette il suo spirito cosmopolita e la sua capacità di muoversi tra culture diverse, arricchendo costantemente il suo lavoro con nuove influenze e prospettive. Pozzi si distingue per il suo approccio non convenzionale e la sua riluttanza ad aderire a un unico stile. Durante gli anni ’70 e ’80, ha guadagnato notorietà per la sua capacità di sovvertire i canoni artistici dell’epoca, in particolare nell’ambito dell’arte concettuale e analitica. Le sue prime mostre personali di rilievo si sono tenute presso la John Weber Gallery di New York, uno dei centri più influenti del concettualismo, dove ha presentato una serie di opere che hanno sfidato le aspettative del pubblico e della critica. Negli ultimi anni, Pozzi ha continuato a esplorare varie forme d’espressione artistica, rimanendo fedele al suo principio di non fissarsi su uno stile specifico. Uno dei suoi progetti più longevi e innovativi è la conferenza/performance “The Next 475 Years Of My Art And Life”, che Pozzi presenta da oltre trent’anni con lo stesso titolo. Questa conferenza, che è anche un’opera d’arte in sé, evolve nel tempo, offrendo una riflessione continua sull’evoluzione del pensiero artistico di Pozzi. Anche se contiene un nucleo fisso di immagini, cambia a seconda delle circostanze. Oltre alla sua produttiva carriera artistica, Lucio Pozzi è stato un influente educatore.

Ha insegnato presso istituzioni rinomate come la Cooper Union, la Yale Graduate Sculpture Program, la Princeton University, il Maryland Institute College of Art e la School of Visual arts. Attualmente, Pozzi continua a condividere la sua vasta esperienza come visiting instructor in varie scuole d’arte negli Stati Uniti e in Europa. L’insegnamento è un altro modo per lui di interrogare e sondare la struttura della creazione artistica moderna, in un dialogo intimo, individuale con gli studenti, volto a esplorare le potenzialità creative di ciascuno piuttosto che imporre uno stile o una tecnica predeterminata. Pozzi ha esposto le sue opere in numerosi contesti internazionali, inclusi eventi di grande rilievo come Documenta 6 nel 1977 e la Biennale di Venezia nel 1980, dove ha partecipato per gli Stati Uniti nel Padiglione Americano. I suoi lavori fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui il Museum of Modern Art di New York, che nel 1978 ha ospitato una delle prime mostre personali della serie “Projects:Video”, esponendo i suoi primi videotape.

Tra le recenti personali si evidenzia nel 2019 "Risonanze - People and Things", a cura di Peter Assmann, presso Palazzo Ducale di Mantova, un'esposizione che ha esplorato, frammischiando le sue con le opere classiche del museo, le relazioni tra figure umane e oggetti attraverso la sua caratteristica ars combinatoria.
Contemporaneamente, "Scatter Painting", a cura di Marco Meneguzzo, è stato inaugurato presso StudioLaCittà a Verona. Lo stesso anno, ha avuto luogo anche "Astratto Realista" presso Casa del Mantegna di Mantova, in una doppia mostra con Lorenza Sannai.

La Galleria Michela Rizzo collabora ormai da diversi anni con Lucio Pozzi. Nel 2018 la galleria ha ospitato la collettiva Due o Tre Dimensioni Infinite, a cura di Davide Ferri. Nel 2022 negli spazi dell’ex-birrificio è stata organizzata la personale Il Vento di Mercurio, anch’essa a cura di Davide Ferri. Infine, nel 2024, Pozzi ha esposto in Overlaps, personale presso la GMR.2 di Mestre.
Nel prossimo marzo 2025 un'importante mostra personale verrà realizzata a Cold Spring, New York, da Fondazione Magazzino Italian Art, importante centro di ricerca dedicato a promuovere l'arte italiana contemporanea e del dopoguerra negli Stati Uniti.